La classifica di Legambiente delle città italiane più inquinate: 22 sforano i limiti delle polveri sottili

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I numeri del rapporto Mal’Aria stimano che il 76% dei grandi centri in Italia sarebbe fuori legge secondo gli standard europei sull’inquinamento

«Cambio di passo cercasi». Non lascia spazio a troppe interpretazioni il titolo dell’ultimo rapporto Mal’Aria di Legambiente, il documento che raccoglie ogni anno i dati sull’inquinamento atmosferico nelle principali città italiane. Secondo i numeri raccolti dall’associazione ambientalista, sono 22 (su un totale di 95) le città che hanno superato i limiti giornalieri di polveri sottili (PM10 e PM2.5) consentiti per legge. Le situazioni peggiori sono a Torino, Milano, Modena, Asti, Padova e Venezia, che hanno registrato più del doppio degli sforamenti consentiti. Se si tengono in considerazione i target europei per la qualità dell’aria previsti per il 2030, la situazione si fa ancora più critica: il 76% delle città italiane sarebbe fuorilegge per il PM10, l’84% per il PM 2.5 e il 61% per il biossido di azoto. «L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza», commenta Stefano Ciafani, presidente di Legambiente. «In Europa, è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra un triste primato con più di 52mila decessi annui da PM2.5, pari a un quinto di quelli rilevate in tutto il continente».

La classifica

A guadagnarsi la «maglia nera» per il maggior inquinamento atmosferico è Torino, che nel 2022 ha sforato per 98 giorni – il massimo consentito per legge è 35 – il limite di 50 microgrammi al metro cubo di PM10. Al secondo posto c’è Milano, dove l’allarme smog è stato registrato 84 volte. A seguire, altre città delle regioni del Nord: Asti (79 giorni), Modena (75), Padova (70), Venezia (70), Cremona (67), Treviso (66). Sono due città del Sud, infine, a completare la top ten: si tratta di Andria (47) e Ragusa (41). Il rapporto annuale sull’inquinamento atmosferico nei grandi centri urbani è stata anche un’occasione per ribadire le proposte di Legambiente a governo, regioni e amministrazioni locali. Si va dal potenziamento del trasporto pubblico alla transizione verso i mezzi elettrici, passando per nuovi incentivi alla sharing mobility e un «grande piano di riqualificazione energetica» dell’edilizia pubblica e privata. «La salute è un diritto fondamentale che non può essere compromesso – denuncia Ciafani -. Chiediamo al Governo, alle Regioni e ai Comuni di mettere in campo azioni coraggiose per creare città più pulite e sicure».

I target europei

Oltre che rappresentare un grosso danno per la salute pubblica, i ritardi nelle azioni di contrasto all’inquinamento atmosferico rischiano di scontrarsi con gli obiettivi fissati dall’Unione Europea. Il superamento dei limiti di biossido di azoto nell’aria è già valso a Regione Lombardia diverse procedure d’infrazione presso la Corte di giustizia Ue. Ora, con il nuovo piano per la qualità dell’aria approvato nel 2021, Bruxelles ha fissato nuovi obiettivi da raggiungere entro il 2030. E al momento il nostro Paese non è sulla buona strada. Nel rapporto di Legambiente, infatti, il 76% delle città monitorate ha fatto registrare valori di inquinamento atmosferico superiori ai limiti fissati dall’Ue come obiettivo per il 2030. «Questo significa che le città italiane dovranno lavorare duramente per adeguarsi entro i prossimi sette anni», precisa Ciafani. «Soprattutto considerando che i trend di riduzione dell’inquinamento finora registrati non sono incoraggianti».

Foto di copertina: EPA / MOURAD BALTI TOUATI | Lo smog a Milano (8 gennaio 2020)

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