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BOLOGNA – Da calamità a opportunità. Il popolo romagnolo è docente universale del motto “Fare di necessità virtù”. E ci prova anche con un nemico giurato della mitilicoltura, concretizzatosi l’anno scorso con un “impatto devastante”: il granchio blu. Mettendolo in pentola e servendolo a tavola. Legacoop Agroalimentare e Cooperativa Casa del pescatore di Cattolica, in collaborazione con Ecomondo, Legacoop Emilia-Romagna e i pescatori del Consorzio pescatori di Goro, Cooperativa la Vela, Cooperativa pescatori di Cervia, Casa del pescatore di Cesenatico e Cooperativa Lavoratori del Mare di Rimini, lanciano questa mattina, dalla motonave Bella Rimini attraccata nel porto canale della città dei Malatesta, la campagna promozionale dei prodotti ittici regionali. E qui spicca il granchio blu, appunto, fresco, congelato o già pronto in sugo, assieme a cozza romagnola e vongola romagnola. Con il finanziamento del Piano nazionale del ministero dell’Agricoltura, il logo della campagna promozionale caratterizzerà alberghi e ristoranti che aderiscono, verranno organizzate iniziative durante l’estate, tra cui la partecipazione alla regata con natanti da materiali di recupero del 3 agosto, ed educational nelle scuole. Con chiusura in Friuli Venezia Giulia dovere i prodotti saranno fatti assaggiare in alcune mense scolastiche. L’obiettivo, spiega alla stampa il responsabile Pesca di Legacoop Emilia-Romagna Massimo Bellavista, è “fare entrare il granchio blu nella cultura gastronomica romagnola”, da alberghi e ristoranti a casa.
Da oltre un anno, dopo l’invasione di questa “specie aliena” nel Delta del Po, aggiunge Bellavista, “siamo attivamente impegnati nella ricerca di soluzioni che diano supporto al migliaio di pescatori in ginocchio per il drastico calo della produzione di vongole veraci”. Le perdite nel 2023 per il comparto sono stimate tra 60 e 70 milioni di euro, aggiunge il presidente di Legacoop Agroalimentare Cristian Maretti. “Dopo un anno di combattimento abbiamo capito che l’uomo è l’unica specie a poterne contenere il numero- argomenta- l’impatto è devastante da un punto di vista economico, sociale e anche ambientale”. Perchè mangia di tutto, nuota e si sposta anche fino a 30 chilometri dalla costa, distrugge impianti e reti, fa danni alla piccola pesca e agli allevamenti, anche come testimoniato sui cefali in Sardegna e in Sicilia, e poi in Grecia e in Tunisia. “Quasi l’80% delle nostre cooperative- conclude- è stato colpito da un azzeramento o una riduzione della produzione.
Insomma, come da ogni trama di fantascienza, la “specie aliena genera inquietudine”, anche perchè si “temono ricadute ulteriori non conoscendone lo sviluppo biologico”. Così, con una trovata alla Tim Burton, la cooperazione romagnola la mette in cucina. “É ottimo”, non ha dubbi Nicola Tontini, direttore della Casa del pescatore di Cattolica che ha attivato una filiera di vendita con le cooperative colpite per la vendita del prodotto fresco sul mercato locale e poi di quello trasformato e ricettato in sugo russo, dopo più prove, nei negozi, in ristoranti, hotel e se sarà possibile nella gdo.
Sono pronti a fare la loro parte gli albergatori, dà il sostegno la presidente dell’Aia di Rimini Patrizia Rinaldis, suggerendo un “messaggio positivo” a inizio stagione, la capacità di “trasformare una criticità in eccellenza. Usiamo tutti canali perchè diventi qualcosa di normale. Noi vendiamo un territorio e certo situazioni ci mettono in gioco”. Dal canto suo l’assessore alla Blue economy Anna Montini ricorda che tra i tanti prodotti riconosciuti dell’Emilia-Romagna quelli del mare sono pochi. “Lo è la cozza romagnola, la vongola va in quella direzione e sul granchio blu si deve fare di necessità virtù”. Di certo, conclude, “Rimini è abituata alla sfide e vinceremo anche questa”, cominciando a non considerarla una specie aliena dato che è presente in Adriatico da molti anni. Così che il granchio blu da famigerato diventi famoso.
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