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Abbattere gli alberi con la promessa di ripiantarli. È quanto prevede il piano stilato dalla casa automobilistica tedesca Porsche che, in accordo con la Regione Puglia, ha annunciato l’abbattimento di un’ampia porzione di foresta per ampliare il complesso di piste automobilistiche (il Nardò Technical Center) situato nel Salento, che usa per fare test sulle auto da vendere. Una costruzione che comporterà l’espropriazione – una delle più grosse mai compiute di recente in Puglia – di 351 ettari di terreni, appartenenti a 134 proprietari diversi della zona di Nardò, in provincia di Lecce, in nome della «pubblica utilità» del progetto. Una denominazione senza la quale l’amministrazione pubblica non si sarebbe potuta impossessare delle proprietà.
Una vicenda che fin dal 10 agosto – giorno della stipula dell’accordo – ha sollevato dubbi, timori e malcontenti, per diversi motivi. Primo fra tutti, per quello che riguarda una parte di contadini e allevatori coinvolti (quelli in possesso di terreni piccoli o poco produttivi invece hanno meno ragioni per essere infastiditi dal progetto, anche se non è ancora nota l’entità del rimborso), che hanno denunciato la mancanza di adeguata comunicazione di quanto stava avvenendo da parte dell’amministrazione regionale (anche se NTC dice di averli incontrati, messi al corrente e ascoltati, ma non è chiaro né come né quando).
La seconda ragione, non per importanza, ha a che fare con la questione ambientale. La zona della pista NTC è infatti ricoperta da un bosco mediterraneo contenente al suo interno specie di arbusti antichi e praticamente introvabili altrove. Come spiega Italia Nostra, Associazione Nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale, gli interventi del piano industriale interessano direttamente la Zona Speciale di Conservazione Palude del Conte e Dune di Punta Prosciutto, «un’area di particolare pregio ambientale» perché tra le altre cose «preserva boschi di leccio quasi del tutto scomparsi nel Salento» e specie botaniche rare – senza tenere conto degli animali che ne dipendono.
Una flora secolare che dunque non può essere rimessa in piedi dalla piantumazione promessa da Porsche e, fatto ancor più grave, appoggiata dalla Regione scrigno di tali tesori. Soprattutto tenuto conto che la provincia di Lecce affronta già quotidianamente enormi problemi con alberi e terreni: basti pensare alla Xylella, il batterio che ha divorato gli ulivi del basso Salento, agli incendi alimentati dalla desertificazione e al consumo del suolo, che nel 2021 ha raggiunto il valore più alto degli ultimi dieci anni, attestandosi intorno ai 158.695 ettari, pari all’8,2% del territorio (in crescita del 498,6% rispetto al 2020).
La terza c’entra con la motivazione dell’accordo. La Regione ha dichiarato che il progetto di ampliamento delle piste, costruite dalla Fiat attorno agli anni Settanta, sia di pubblica utilità: l’amministrazione sostiene infatti che l’esproprio prevede che Porsche si faccia carico di interventi su più di 500 ettari circostanti, volti soprattutto al «miglioramento ambientale» e alla «riforestazione naturalistica».
Ma nel piano di costruzione di Porsche si legge principalmente che saranno realizzate altre piste di prova all’interno dell’anello più grande – lungo più di 12 chilometri – e che verranno costruiti edifici tecnici, altri volti alla logistica e alla manutenzione, una stazione di servizio per auto e camion, parcheggi e altri interventi simili. È prevista inoltre la realizzazione di un centro medico con un eliporto e una stazione adibita ai servizi antincendio. A parte l’ultima struttura, che in concreto potrebbe dare una mano a domare le fiamme nel caso di bisogno, il progetto non mostra particolari punti che giustifichino il «miglioramento ambientale». Né, quindi, il disboscamento.
[di Gloria Ferrari]