Svezia e Danimarca: “Le perdite del gasdotto Nord Stream probabilmente provocate da diverse centinaia di chili di esplosivo”. Cosa sappiamo finora e quali sono le conseguenze per il clima

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Il round-up settimanale sulla crisi climatica e i dati sui livelli di anidride carbonica nell'atmosfera.

Nord Stream, per la procura svedese dietro il sabotaggio del gasdotto ci sarebbe un gruppo legato a uno Stato

Aggiornamento 7 aprile 2023: Il procuratore svedese che sta indagando sul sabotaggio del gasdotto Nord Stream ha affermato che lo “scenario principale” prefigura che dietro l’attacco possa esserci un “attore statale”, mettendo così in dubbio le recenti tesi che ipotizzavano la responsabilità di un gruppo indipendente. 

Il tipo di esplosivo utilizzato negli attentati esclude una “grande parte di possibili responsabili”, ha detto il procuratore Mats Ljungqvist alla Reuters.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, le tre esplosioni sottomarine che hanno interrotto il collegamento del gas tra Russia e Germania a nord-est e a sud-est dell'isola di Bornholm, nel Mar Baltico, il 26 settembre 2022 erano equivalenti alla potenza di diverse centinaia di chilogrammi di esplosivo. Gli investigatori svedesi hanno trovato tracce di esplosivo su diversi oggetti esaminati, ma il tipo utilizzato non è ancora stato nominato. Secondo le stime degli analisti, la loro potenza è stata pari a 400-500 kg di TNT o a 300-350 kg di Semtex, un esplosivo plastico utilizzato per le esplosioni commerciali.

“Si tratta di un'enorme quantità di esplosivo e non di qualcosa che si potrebbe rubare da un cantiere o che un commerciante del mercato nero potrebbe avere nel suo garage”, commenta al Guardian Göran Swistek, specialista di sicurezza presso l'Istituto tedesco per gli affari internazionali e di sicurezza.

“Il sabotaggio è ovviamente diventato un'arena aperta per diversi tentativi di influenza”, ha aggiunto Ljungqvist. “Queste speculazioni non hanno alcun impatto sull'indagine in corso che si basa sui fatti e sulle informazioni emerse dalle analisi, dalle indagini sulla scena del crimine e dalla collaborazione con le autorità svedesi e di altri paesi”.

Esplosione del gasdotto Nord Stream: l’articolo del New York Times e l’inchiesta di Die Zeit

Lo scorso marzo Die Zeit aveva pubblicato un’inchiesta che ipotizzava che per il sabotaggio sarebbe stato utilizzato uno yacht appartenente a una società che faceva capo a due ucraini e avrebbe coinvolto sei persone di nazionalità incerta. È proprio sull’utilizzo dello yacht che non convince la procura svedese. “Con una tale quantità di esplosivo, è difficile concepire come abbiano potuto usare solo uno yacht, il che non significa che lo yacht non abbia svolto un ruolo di supporto”, spiega ancora Swistek

Il procuratore svedese ha espresso dubbi sul fatto che la sua indagine possa essere risolutiva.

Aggiornamento 22 dicembre 2022: Subito dopo le esplosioni che avevano gravemente danneggiato i due gasdotti Nord Stream 1 e 2, che collegano Russia ed Europa, e causato perdite di metano in acque svedesi e danesi, praticamente tutti i leader politici in Europa, negli Stati Uniti e in Russia avevano avanzato l’ipotesi del sabotaggio. Nessuno però era stato in grado di individuare i responsabili. Polonia e Ucraina avevano accusato apertamente la Russia, che a sua volta aveva accusato gli Stati Uniti. Sia Mosca che Washington avevano negato con forza il loro coinvolgimento.

Dopo mesi di indagini, un articolo del Washington Post scrive che numerosi funzionari in privato dichiarano che la Russia potrebbe non essere responsabile delle perdite dei due gasdotti.

“A questo punto non ci sono prove che la Russia sia dietro al sabotaggio”, ha dichiarato un funzionario europeo, facendo eco alla valutazione di 23 funzionari diplomatici e dell'intelligence di nove paesi sentiti nelle ultime settimane. Alcuni si sono anche spinti a dire che non pensano che la Russia sia responsabile. Altri, che continuano a sospettare della Russia, hanno detto che probabilmente sarà impossibile riuscire a stabilire con certezza i responsabili dell’attacco. Nessuno dubita infatti che si sia trattato di un attacco intenzionale.

Non ci sono intercettazioni di comunicazioni di funzionari o forze militari russe che rivendicano il merito dell’attacco o che tentano di coprire il loro coinvolgimento, hanno detto i funzionari. Inoltre, data la profondità relativamente bassa delle condutture danneggiate - circa 80 metri nel luogo di un'esplosione - i possibili responsabili dell’attacco potrebbero essere diversi, magari attraverso l’uso di droni sommergibili o l'aiuto di navi di superficie. L'elenco dei sospetti, dunque, non si limita solo ai paesi che possiedono sottomarini con equipaggio o competenze in materia di demolizioni in acque profonde.

Il ministro degli Esteri svedese Tobias Billstrom ha dichiarato che il suo governo sta aspettando che l'ufficio del procuratore indipendente del paese completi le indagini sulle esplosioni prima di giungere a delle conclusioni. 

Nel frattempo, Svezia e Danimarca hanno intensificato i pattugliamenti navali subito dopo l'attacco, mentre la Norvegia, che possiede 9.000 chilometri di gasdotti sottomarini verso l'Europa, sta cercando di rafforzare la sicurezza dei proprie infrastrutture critiche, con la collaborazione di Gran Bretagna, Francia e Germania.

Aggiornamento 21 ottobre 2022: Secondo la polizia danese, "potenti esplosioni" hanno causato la rottura in quattro punti dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 a fine settembre. Tuttavia, le autorità danesi hanno rifiutato di dire chi potrebbe averle provocate.

In un video girato da un drone di una società di robotica norvegese, pubblicato dal quotidiano svedese Expressen, è possibile vedere la rottura di oltre 50 metri di uno tubi di acciaio e cemento del Nord Stream 1.

"Nel fondale marino dove si trovavano i tubi si possono vedere oggetti rotti che sembrano pezzi di tubature", ha detto Trond Larsen, l'operatore del drone, all'Expressen. "Abbiamo perlustrato l'area con la telecamera, ma non siamo riusciti a trovare l'altra estremità del tubo".

Le immagini, che non hanno potuto essere verificate in modo indipendente, mostrano due linee distinte, con un'apertura tra di esse. "Ci vuole una forza estrema per piegare un metallo così spesso nel modo in cui lo vediamo", ha aggiunto Larsen.

Subito dopo le perdite di metano dai due gasdotti era stata avanzata l'ipotesi del sabotaggio praticamente da tutti i leader politici in Europa, negli Stati Uniti e in Russia. Nessuno ha però prodotto prove in grado di rilevare responsabili e modalità delle esplosioni. Polonia e Ucraina hanno accusato apertamente la Russia, che a sua volta ha accusato gli Stati Uniti. Sia Mosca che Washington hanno negato con forza il loro coinvolgimento.

Nei giorni scorsi sono state rilevate quattro distinte perdite sulle linee offshore dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 che collegano Russia ed Europa. Si tratta di danni senza precedenti, ha affermato lo stesso operatore. La Russia non ha escluso che si possa trattare di un sabotaggio, ipotesi presa in considerazione anche da alcuni paesi europei e dall’Ucraina che ha accusato Mosca. Successivamente Svezia e Danimarca hanno inviato una lettera congiunta al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sostenendo che le perdite del gasdotto sono state causate probabilmente da "almeno due detonazioni" con "diverse centinaia di chili" di esplosivo.

Il Nord Stream è un gasdotto sottomarino lungo 1.224 km, composto da due condotti paralleli. Parte da Vyborg, in Russia, e arriva a Greifswald, in Germania, dove si collega alla rete onshore tedesca e al resto d’Europa. Può trasportare 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno, una quantità in grado di soddisfare la domanda annuale di gas di oltre 26 milioni di famiglie, come riporta il Corriere della Sera.

Ad agosto, il colosso del gas russo Gazprom ha chiuso il Nord Stream 1 dopo mesi in cui ha funzionato a capacità ridotta. La chiusura è stata motivata ufficialmente dalla necessità di fare lavori di manutenzione, anche se alcuni paesi pensino sia una ritorsione della Russia in risposta alle sanzioni dell’Unione Europea per la guerra in Ucraina. Il Nord Stream 2 invece non è mai entrato in funzione nonostante la sua costruzione sia stata completata circa un anno fa. 

Cosa è accaduto? Nella notte del 26 settembre, l'operatore del gasdotto Nord Stream 2 ha segnalato un improvviso calo di pressione, facendo pensare a una perdita. Alcune ore dopo, Nord Stream AG, l'operatore del gasdotto sottomarino che collega la Russia alla Germania, ha dichiarato che stava indagando su un calo di pressione nel Nord Stream 1. 

Contestualmente, l'Autorità marittima svedese ha dichiarato di aver segnalato due perdite nel Nord Stream 1 in acque svedesi e danesi, mentre le forze armate danesi hanno diffuso un video che mostra bolle che salgono in superficie nel Mar Baltico, sopra i gasdotti, e hanno dichiarato che la perdita di gas ha causato un'alterazione della superficie di oltre un chilometro di diametro. 

La rete sismica nazionale svedese ha comunicato poi di aver rilevato due esplosioni nell’area interessata dalla fuga di gas che ha interessato il gasdotto, e una delle due ha avuto una magnitudo di 2,3 gradi ed è stata registrata in ben 30 stazioni di misurazione nel sud della Svezia. La prima esplosione è stata registrata alle 2.03 di notte e la seconda alle 19.04 di lunedì.

Due perdite sul gasdotto Nord Stream 1 sono state rilevate in un'area a nord-est dell'isola danese di Bornholm e si trovano nella zona economica esclusiva della Danimarca. Altre due in quella svedese, come dichiarato dalla guardia costiera svedese. Le autorità danesi hanno chiesto alle navi di tenersi alla larga da un raggio di cinque miglia nautiche al largo di Bornholm dopo la perdita del Nord Stream 2. Entrambi i gasdotti contengono ancora gas sotto pressione.

Cosa ha causato le perdite? Non è ancora chiaro. Analisti ed esperti affermano che perdite di questo tipo sono molto rare. “È una situazione senza precedenti", spiega ad Al Jazeera Kathryn Porter, consulente per l'energia presso Watt-Logic, una società indipendente di consulenza energetica con sede nel Regno Unito. “I tubi di solito si guastano per la corrosione, ma il Nord Stream 2 è un tubo nuovo di zecca. Si potrebbe pensare a qualche problema di costruzione, come una saldatura difettosa, ma d'altra parte ci sono problemi con il Nord Stream 1, che è in funzione dal 2012. È molto difficile trovare una spiegazione razionale per quanto accaduto”. Inizialmente le ipotesi erano tre – si parlava di malfunzionamenti tecnici, scarsa manutenzione o sabotaggio – ma si sta propendendo sempre più per il sabotaggio. 

L’inchiesta che accusa gli Stati Uniti del sabotaggio del Nord Stream fa acqua da tutte le parti

Quest’ultima ipotesi non è stata esclusa dalla Russia, dal primo ministro polacco e dalla presidente danese, Mette Frederiksen. “Le autorità ritengono che si tratti di azioni deliberate. Non di un incidente”, ha dichiarato Frederiksen. “Sulla base delle informazioni che abbiamo raccolto e dai contatti con la Danimarca, abbiamo concluso che si tratta probabilmente di un atto deliberato, cioè di un atto di sabotaggio", ha aggiunto la premier svedese Magdalena Andersson, senza però indicare un responsabile. Il ministro degli Esteri danese, Jeppe Kofod, ha parlato invece di un attacco "senza precedenti".

“Nessuna opzione può essere esclusa in questo momento”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in una teleconferenza con i giornalisti rispondendo a una domanda che chiedeva se la pista del sabotaggio fosse percorribile. Peskov ha aggiunto che il Cremlino è “molto preoccupato” per la situazione che richiede “un’indagine urgente” perché si tratta di un problema per la sicurezza energetica per “l’intero continente”.

“La fuga di gas dal Nord Stream 1 non è altro che un attacco terroristico pianificato dalla Russia e un atto di aggressione nei confronti dell’Ue. La Russia vuole destabilizzare la situazione economica in Europa e provocare il panico pre-inverno”, ha commentato su Twitter Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. 

Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha detto invece che l'incidente "è avvenuto nelle acque dei paesi sotto il completo controllo dei servizi segreti americani", secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa statale Tass. Fonti russe hanno ripetutamente fatto riferimento alle parole di Joe Biden e della sua amministrazione all'inizio di quest'anno, quando gli Stati Uniti e la Germania hanno minacciato che il Nord Stream 2 non sarebbe stato aperto se la Russia avesse invaso l'Ucraina. A gennaio il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price ha dichiarato: "Voglio essere molto chiaro: se la Russia invade l'Ucraina in un modo o nell'altro, il Nord Stream 2 non andrà avanti. Non entrerò nei dettagli. Lavoreremo con la Germania per garantire che non vada avanti". Alcuni giorni dopo, l'8 febbraio, in occasione di un evento stampa congiunto con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, Biden ha dichiarato che il progetto del gasdotto sarebbe stato interrotto se la Russia avesse messo delle truppe sul terreno in Ucraina. Va precisato che Nord Stream 2 non è mai entrato in funzione. Nel frattempo, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, ha affermato in un tweet di aver parlato con il suo omologo danese "del presunto sabotaggio", aggiungendo che: "Gli Stati Uniti stanno sostenendo le indagini e continueremo a lavorare per salvaguardare la sicurezza energetica dell'Europa".

La Commissione Europea ha dichiarato che è prematuro fare ipotesi. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen ha scritto in un tweet di aver parlato con la premier danese: «È fondamentale ora indagare sugli incidenti, ottenere piena chiarezza sugli eventi e sul perché. Qualsiasi interruzione deliberata delle infrastrutture energetiche europee attive è inaccettabile e porterà alla risposta più forte possibile». L'Alto rappresentante agli affari esteri e la sicurezza dell'Unione Europea ha affermato in una dichiarazione ufficiale che gli incidenti "non sono una coincidenza" e "tutte le informazioni disponibili indicano che queste perdite sono il risultato di un atto deliberato. Sosterremo qualsiasi indagine volta a fare piena chiarezza su cosa è successo e perché, e adotteremo ulteriori misure per aumentare la nostra resilienza nella sicurezza energetica".

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha messo in guardia dal giungere a conclusioni affrettate e invitato ad analizzare tutto nel dettaglio.

Fonti britanniche hanno dichiarato di ritenere che non sia possibile determinare con certezza cosa sia accaduto, scrive il Guardian. Un insider britannico ha ipotizzato che è improbabile che le esplosioni siano state causate da un sottomarino o da un veicolo subacqueo, perché la loro presenza sarebbe stata rilevata nelle acque relativamente poco profonde del Baltico. Le sezioni dei gasdotti sono profonde tra gli 80 e i 110 metri. Uno scenario alternativo potrebbe essere che siano state sganciate delle mine da una finta imbarcazione commerciale giorni o settimane prima dell'attacco e poi fatte esplodere a distanza. Ma quest'ultimo scenario è del tutto ipotetico, spiega la testata giornalistica britannica.

Esplosione del gasdotto Nord Stream: l’articolo del New York Times e l’inchiesta di Die Zeit

Chi condurrà le indagini? Per quanto riguarda la perdita di Nord Stream 2, il capo dell'Agenzia danese per l'energia, Kristoffer Bottzauw, ha dichiarato a Reuters che è troppo presto per dire chi condurrà le indagini e che nessuno ha ancora esaminato il gasdotto, mentre il primo ministro svedese ha detto che le forze armate, la guardia costiera e l'amministrazione marittima svedesi e altre autorità competenti stanno prendendo le misure necessarie. Anche la Germania ha annunciato un’azione coordinata tra polizia, i funzionari locali e l'agenzia per l'energia.

Quali sono gli impatti? Le perdite di gas dal gasdotto Nord Stream 2 nel Mar Baltico continueranno per diversi giorni, forse anche per una settimana, ha dichiarato l'Autorità danese per l'energia. Secondo le autorità, gli incidenti non hanno conseguenze per la sicurezza o la salute dei residenti delle vicine isole danesi di Bornholm e Christianso. “Abbiamo informazioni che una zona d’esclusione è stata adottata attorno a una delle perdite”, ha aggiunto, riferendosi alla Danimarca, che ha istituito un divieto di navigazione in un raggio di 9 chilometri vicino all’isola di Bornholm, zona in cui è in corso una delle perdite”, ha comunicato la Commissione Europea. 

È improbabile che i gasdotti Nord Stream siano in grado di trasportare gas in Europa quest'inverno, anche se ci fosse la volontà politica di metterli in funzione, hanno detto gli analisti di Eurasia Group. “A seconda dell'entità del danno, le perdite potrebbero addirittura comportare la chiusura permanente di entrambe le linee”, hanno scritto gli analisti Henning Gloystein e Jason Bush. 

Non è immediatamente intuibile chi potrebbe beneficiare delle rotture dei gasdotti, che non erano in funzione, scrive il New York Times. Al momento gli impatti dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico sono praticamente nulli. Nord Stream 2 non è mai stato avviato mentre il Nord Stream 1 è chiuso da settimane. In realtà, scrive il Corriere della Sera, “anche quando era pienamente in funzione, incideva solo in minima parte, perché buona parte del gas in arrivo dallo snodo di Tarvisio è sempre passato per l’Ucraina. Dopodiché, la decisione su quale flusso alimentare, se attraverso Nord Stream o attraverso l’Ucraina, spetta a Gazprom, mentre quasi tutto il gas che arrivava in Germania arrivava da Nord Stream 1. Bisogna comunque tenere conto che la rete Ue è interconnessa. Attualmente il gas russo incide sulle forniture italiane di gas per meno del 10%”.

Secondo Anders Puck Nielsen, ricercatore presso il Centro per le Operazioni Marittime del Royal Danish Defence College, forse qualcuno ha cercato “di inviare un segnale che qualcosa potrebbe accadere al gas norvegese. Credo che a beneficiare effettivamente di un caos maggiore sul mercato del gas in Europa possa essere fondamentalmente un solo attore in questo momento, ed è la Russia”. Secondo gli analisti, riporta Financial Times, il sabotaggio di un oleodotto attivo, come quello tra la Norvegia e il Continente o il Regno Unito costituisce lo scenario peggiore. Oslo ha innalzato il livello di sicurezza dei suoi impianti petroliferi e del gas, in un clima di diffusa preoccupazione in Norvegia. L’incidente al Nord Stream è avvenuto nel giorno in cui Polonia, Norvegia e Danimarca hanno inaugurato un gasdotto che consentirà a Varsavia di diventare completamente indipendente dalle consegne russe, evidenzia il Sole 24 Ore.

Potrebbero esserci conseguenze per il clima. L'entità delle perdite non è ancora chiara, ma le stime approssimative degli scienziati, basate sul volume di gas riportato in uno dei gasdotti, variano tra le 100.000 e le 350.000 tonnellate di metano. "Sappiamo che ci sono tre esplosioni, ma non sappiamo se ci sono tre buchi ai lati del tubo o quanto siano grandi le rotture", ha detto al Guardian Jasmin Cooper, ricercatrice associata presso il dipartimento di ingegneria chimica dell'Imperial College di Londra. "È difficile sapere quanto sta raggiungendo la superficie. Ma potenzialmente si tratta di centinaia di migliaia di tonnellate di metano: un volume piuttosto grande che viene pompato nell'atmosfera".

Secondo Joe von Fischer della Colorado State University, l'effetto delle perdite sui livelli di metano atmosferico potrebbe essere basso perché il metano si trasforma in anidride carbonica, che è meno potente come gas serra, mentre risale attraverso l'acqua: “Quando il metano viene rilasciato sul fondo di un corpo idrico profondo, quasi tutto viene ossidato dai batteri metanotrofi presenti nella colonna d'acqua”, spiega a New Scientist.

Per Grant Allen dell'Università di Manchester, nel Regno Unito, invece, secondo sarà la quantità di gas in risalita a stabilire la gravità delle perdite: “La mia intuizione – e sottolineo che è solo un'intuizione – è che queste perdite possono creare una colonna di bolle che sale in superficie così pura e così intensa che la natura non avrà la possibilità di agire su di essa”. Allen stima che il contenuto del gasdotto Nord Stream 2 potrebbe creare emissioni di metano equivalenti a quelle prodotte ogni anno da 124.000 abitazioni medie del Regno Unito. “Il significativo calo di pressione che si è già verificato nel gasdotto Nord Stream 2 fa temere che si tratti di un grave incidente e che quantità significative del pericoloso gas serra metano siano già fuoriuscite nel Mar Baltico”, aggiunge Sascha Müller-Kraenner, direttore federale della ONG Environmental Action Germany. "Ha il potenziale per essere una delle più grandi fughe di gas", aggiunge Cooper.

Non sono mancati gli effetti sui mercati. Il prezzo sul mercato di riferimento del gas dell'UE TTF è salito del 17% a circa 205 euro per megawattora, ancora molto al di sotto del picco di agosto di 346 euro per MWh. “I prezzi sono leggermente aumentati questa mattina. Ci sono delle perdite su due gasdotti che non stavano funzionando e credo sia giusto dire che il mercato non si aspettava che riprendessero a funzionare a breve. Quindi penso che l'impatto sarà piuttosto limitato”, ha dichiarato Stefan Ulrich, senior associate per il gas europeo presso Bloomberg.

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha proposto una nuova serie di sanzioni contro la Russia, tra cui un tetto al prezzo del petrolio russo e ulteriori limitazioni al commercio di alta tecnologia. Un funzionario UE ha riferito a Reuters che l'accordo sul prossimo pacchetto di sanzioni contro la Russia potrebbe arrivare prima del vertice dell'Unione Europea della prossima settimana.

I paesi del Pacifico sono ricchi di minerali critici ma rischiano di pagare un tributo enorme per la loro estrazione

Uno degli aspetti sottovalutati della transizione verso forme “pulite” di produzione e approvvigionamento energetico è quello dei costi sociali e ambientali dell’estrazione di materie prime. È questo il caso degli Stati del Pacifico che si trovano ad affrontare una doppia minaccia: i cambiamenti climatici e le conseguenze degli interessi delle industrie estrattive. 

Da un lato, l’innalzamento del livello del mare, i cicloni più potenti e la siccità minacciano i paesi costieri, dall’altro, con l’incremento della domanda globale di minerali critici, aumentano anche le pressioni per maggiori estrazioni dalle terre e dai fondali marini del Pacifico in cambio di royalties e della prospettiva di introiti economici. 

Sotto il suolo della Nuova Caledonia si trova tra il 10 e il 30% delle riserve mondiali conosciute di nichel, un componente fondamentale delle batterie agli ioni di litio che alimenteranno le auto elettriche e stabilizzeranno le reti alimentate da fonti rinnovabili. In Papua Nuova Guinea e nelle isole Figi ci sono vaste riserve di rame non ancora sviluppate. Nelle fondali del Pacifico si stima, inoltre, che ci siano quantità diverse volte superiori di cobalto rispetto ad altre regioni del mondo.

Tutto questo ha attirato le mire di aziende estrattive australiane, cinesi e di altri paesi. Ma, scrivono su The Conversation Nick Bainton (Università del Queensland, in Australia) ed Emilka Skrzypek (Università di St. Andrews, in Scozia), che hanno condotto una ricerca al riguardo, se non si affronteranno i costi sociali e ambientali delle estrazioni, la transizione ecologica non sarà equa e rischierà di inasprire tensioni storiche, come alle Isole Salomone o nella regione di Bouganville in Papua Nuova Guinea.

Tra i leader del Pacifico non c’è accordo. Al forum dello scorso luglio è stata approvata una nuova strategia trentennale che dichiara l'urgente necessità di agire sul clima e chiede una gestione attenta delle risorse naturali della regione per stimolare la crescita socio-economica e migliorare la vita dei cittadini. Al tempo stesso però gli Stati Federati di Micronesia si sono uniti a Samoa, Figi e Palau nel chiedere una moratoria sull'estrazione in acque profonde, mentre Nauru, Tonga, Kiribati e le Isole Cook hanno già appoggiato progetti di estrazione sui fondali marini. A febbraio di quest'anno, le Isole Cook hanno concesso tre licenze per l'esplorazione di noduli di manganese nei mari su cui hanno diritti economici esclusivi. Si stima che sul fondo dell’oceano ci siano riserve pari a 8,9 miliardi di tonnellate per un valore di circa 15mila miliardi di dollari. Si tratta della più grande e ricca risorsa conosciuta di noduli polimetallici all'interno di un territorio sovrano e di una quota massiccia delle risorse mondiali di cobalto attualmente conosciute.

Brasile, una eventuale elezione di Lula potrebbe ridurre dell’89% la deforestazione dell’Amazzonia

Il 2 ottobre in Brasile si terrà quella che è ritenuta la più importante elezione sul clima dell'anno. Secondo un’analisi condotta per Carbon Brief dai ricercatori dell'Università di Oxford e dell'International Institute for Applied System Analysis, la rielezione del presidente uscente Bolsonaro potrebbe significare la mancata applicazione del Codice Forestale, continuamente ignorato sotto l’amministrazione dell’ultimo presidente carioca, e livelli elevati di deforestazione amazzonica nei prossimi anni. Se con l’elezione di Lula, invece, ci fosse una piena attuazione del Codice Forestale, la deforestazione dell’Amazzonia potrebbe diminuire dell'89% entro il 2030, con una riduzione significativa delle emissioni del Brasile.

Quando Lula è stato presidente, tra il 2003 e il 2010, il miglioramento dei sistemi di monitoraggio satellitare, la definizione di nuove aree protette e una maggiore applicazione del Codice Forestale ha portato a una drastica diminuzione della deforestazione.

 

Gli esperti con cui Carbon Brief ha parlato sono fiduciosi che Lula si impegnerà per far rispettare le leggi ambientali trascurate negli ultimi quattro anni. Tuttavia, hanno fatto notare che non sarà un’impresa semplice sradicare le attività illegali di disboscamento dilaganti durante la presidenza di Bolsonaro.

Easyjet inizierà a usare carburante per l’aviazione sostenibile da dicembre 2022

La compagnia aerea EasyJet smetterà di compensare le emissioni di anidride carbonica a partire da dicembre, utilizzando invece “carburante per l'aviazione sostenibile, aerei più efficienti dal punto di vista dei consumi e la cattura del carbonio” per raggiungere l'obiettivo di azzerare le emissioni entro il 2050, riporta il Guardian

La compagnia aerea ha firmato un contratto triennale alla fine del 2019 per compensare tutte le sue emissioni di CO2 - una decisione che all’epoca si diceva dovesse costare alla compagnia quasi 30 milioni di euro l'anno e considerata da alcuni come un’operazione di greenwashing. 

L'anno scorso, un'inchiesta congiunta del Guardian con Unearthed, il braccio investigativo di Greenpeace, ha rivelato che le principali compagnie aeree, tra cui easyJet, utilizzavano crediti di carbonio "fantasma" inaffidabili per affermare che i loro voli erano neutrali dal punto di vista delle emissioni di carbonio. Secondo la logica della compensazione, le emissioni di CO2 prodotte dai voli vengono teoricamente annullate pagando per fermare le emissioni altrove, come quelle derivanti dalla deforestazione.

EasyJet ha dichiarato che non avrebbe più pagato le compensazioni per le prenotazioni effettuate dopo dicembre, senza tuttavia rendere note le somme pagate finora per le controverse compensazioni.

L'amministratore delegato Johan Lundgren ha dichiarato che il denaro verrà investito in nuove tecnologie, che vanno da aerei più efficienti dal punto di vista del carburante al passaggio a carburanti più ecologici e a una tecnologia non ancora sperimentata che utilizza l'idrogeno per alimentare gli aerei, scrive il Financial Times. Questo dovrebbe ridurre le sue emissioni del 78% entro il 2050, mentre il restante 22% dovrebbe essere tagliato utilizzando la tecnologia di cattura del carbonio.

Aggiornamenti

Aggiornamento 1 ottobre 2022: Abbiamo aggiornato il titolo dell'articolo [in costante aggiornamento] alla luce degli ulteriori sviluppi. Il titolo precedente era: "Scarsa manutenzione o sabotaggio russo? Cosa sappiamo sulle perdite del gasdotto Nord Stream e quali conseguenze per il clima".

Immagine in anteprima via Politico

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